Per rompere il ghiaccio, comincio io con alcuni pensieri che mi sono venuti inseguito alle critiche portate al lavoro del collettivo: le critiche si raggruppano nei seguenti insiemi
1) sperimentare va bene, ma a che fine si sperimenta?
2) La sperimentazione riguarda contenuti o forma? o entrambi?
3) Con che criterio si scelgono i membri del gruppo?
4) A quale tradizione si richiama il collettivo? In base a cosa si sceglie cosa è "sperimentale" e cosa no?
5) il collettivo ha una base politica? Come si colloca rispetto al sociale?
6) come si colloca rispetto alla moderna poesia dell'autobiografismo e dell'emozione di rapido consumo?
a queste domande io ho formulato le seguenti risposte:
1) Si sperimenta per trovare nuove forme a contenuti che sono stati rimossi e/o sono incanalati in forme che non li contengono più, gap quest'ultimo dovuto al ricambio generazionale e al bisogno di ogni gioventù di trovare una propria forma al proprio disagio. si sperimenta inoltre per tentare di colmare ulteriormente (grazie soprattutto all'informatica) la differenza che separa le arti fra loro.
2) In teoria non esiste una sperimentazione sui contenuti, a meno che non si cominci a far poesia su tutte le scoperte scientifiche e/o mediche che si susseguono in questi anni. Se i contenuti sono sempre i medesimi, le forme che li esprimono devono rinnovarsi a contatto con il sociale, prediligendo le forme che meglio incanalano il contenuto e lo rendono nella sua essenza... ad es mi sembra inutile descrivere un amore fra 2 14enni attraverso scambi epistolari, quando ormai ci si mette insieme e ci si separa usando sms, con relative abbreviazioni e abberrazioni.
3) Questo punto dipenderà dai risultati del dibattito qui presente.
4) la tradizionale italiana è dominata dalla linea montaliana, che vede come maestro D'Annunzio e i crepuscolari e continua con l'ermetismo degli anni 30 e il realismo del dopoguerra, per finire nella poesia delle piccole e cose e dell'emozione di oggi. Per trovare delle radici quindi dobbiamo scavare nella storia nascosta della nostra letteratura, riscoprendo o reinterpretando personaggi com l'espressionista cristiano Rebora, surrealisti come Savinio e Ripellino, e narratori fantastici come Buzzati e Landolfi. Naturalmente la riproposizione delle avanguardie storiche e della lettaratura straniera contemporanea è inclusa nel prezzo
5)Il collettivo non ha colore politico, anche se l'idea di collettivo richiama ad ideali lontani dall'individualismo nichilistico e dall'"arte per l'arte". Il collettivo non esclude una vita virtuale autonoma dei singoli appartenenti e non vincola a scelte specifiche fuori dal lavoro di gruppo, non si accettano tuttavia critiche degli appartenenti al gruppo che vadano al di fuori del gruppo stesso. Rispetto al sociale il collettivo si sente vicino ai problemi delle minoranze, dell'alienazione tecnologica e urbana, e a tutti quei fenomeni che esprimono un forte disagio verso la modernità.
6) Il lavoro del gruppo si colloca in opposizione dialettica alla poesia dominante, ossia non disconosce a prescindere la validità di accenni autobiografici o d'introspezione psichica, rifiuta tuttavia il rifugio nel becero "raccontarsi" tipico di troppi poeti contemporanei, che scambiano la poesia per un'autobiografia con gli a capo. Riconosce inoltre che la poesia debba avere anche un impatto emozionale immediato, ma esclude qualsiasi tentazione sentimentalistica o l'idea che la poesia debba arrivare subito, essere di facile comprensione ed esaurirsi all seconda lettura.
ecco, sono alcune risposte che mi sono dato di fronte alle critiche rivolte al gruppo... tocca a voi, fatevi sentire compagni! ave