Hundertwasser uber alles!

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Nichilista errante
00giovedì 10 aprile 2008 22:05
Ecco un'idea per rilanciare il gruppo: fare una poesia sull'opera di un architetto fra i più innovativi degli ultimi 50 anni e farla seguendo la suggestione delle sue opere. La prima cosa da fare è scegliere un'architettura su cui concentrarsi: a me ha interessato particolarmente il Martin Luther Gymnasium, la Kunsthauswien e gli interni del complesso di Vienna che ha realizzato tra il 76 e l'86 chiamato Hundertwasser House, ma la scelta la faremo insieme a seconda dell'opera che si accorda con i gusti della maggioranza. Fatevi sentire, ave

Maggiofrancese
00venerdì 11 aprile 2008 02:36
Come edificio esteticamente mi piace più l'haus, però forse la scuola potrebbe offrirci maggiori spunti...a livello di tematica....si potrebbe parlare di adolescenza ad esempio. La Kunsthauswien non c'è l'ho presente...ora me la vado a cercare, sicuramente l'avrò vista...ma non ricordo il nome.
Maggiofrancese
00venerdì 11 aprile 2008 02:40
ah...è il museo!...direi che mi piace più l'hous
el Perro "Paco"
00venerdì 11 aprile 2008 12:31
ok. a me piace il museo, e anche questo content.answers.com/main/content/wp/en/3/38/Waldspirale_Hundertwa...

comunque l'idea non è male, anche se la mia conoscenza dell'architetto è limitata (rimedierò).
trovo, altresì, difficile la realizzazione di una cosa del genere, soprattutto se non ci si riferisce ad una "poetica" in generale, ma ad una struttura in particolare.
comunque ci si prova. ma come?
Nichilista errante
00venerdì 11 aprile 2008 14:08
Paco, se prendessimo la "poetica" generale di un architetto, faremo il solito polpettone fra poesia e arti plastiche, in cui ognuna delle 2 arti se ne sta pacificamente a casa sua parlando amichevolmente con la vicina dalla finestra della cucina (beccati anche la rima [SM=g8080] ). Essendo le arti plastiche arti che lavorano sulla materia, ed in particolare l'architettura un arte che lavora sullo spazio per umanizzarlo, ha più senso (sebbene sia più difficile e sia stato più raramente tentato) lavorare su un'architettura concreta, foss'anche un cesso, piuttosto che dematerializzare tutto e scriverci sopra un pensierino. Per procedere concretamente ho pensato questo: scegliamo prima di tutto un architettura specifica, anche una stanza (è molto più difficile affrontare un complesso), poi dobbiamo pensarci dentro a quella stanza e pensare come quella stanza ci intima di pensare (di certo non pensi alla gloria romana all'interno del suo Gymnasium), successivamente metterci davanti al foglio e guardarlo come uno spazio architettonico sgombro, che và eretto utilizzando le parole come materiali da costruzione, poiché anche la parola è materia che si rapporta con lo spazio. Per questo esperimento più che altrove è fondamentale la parte di fantasia formale, come la disposizione del verso, la forma e le dimensioni dei caratteri, il loro giocare con gli spazi bianchi del foglio. Se vuoi un esempio, cerca "Il ponte" di Apollinaire, oppure le poesie-oggetto del gruppo '70.
In ultimo, non è che mi aspetto un capolavoro da questo primo lavoro, però a mio avviso -se ben condotto- ci permetterà di liberarci di alcuni schemi mentali obsoleti e a guardare in altro modo il foglio... sarebbe già moltissimo. ave

el Perro "Paco"
00venerdì 11 aprile 2008 14:47
ci penso. non voglio smorzare l'entusiasmo che passa da quello che scrivi. ma già pensare a una cosa del genere senza mai nemmeno essere stato in questo posto, senza mai aver respirato nè l'atmosfera nè il materiale, mi lascia un po' perplesso. ora esco. stasera ti dico

Maggiofrancese
00venerdì 11 aprile 2008 18:05
Paco ha ragione quando dice che è difficile immedesimarsi in un posto se non ci si è mai stati fisicamente...questo è difficile anche per me. Cmq io ci provo...

Nel frattempo il mio varipinto buco del culo ha partorito questa poesia...la metto qui nel caso possa servire come spunto per questo lavoro...se no tirate pure la catenella. [SM=g8080]
Ho provato ad immaginarmi in un'aula del liceo in questione...e ho cercato anche di richiamare certi pensieri strani, quelli che si formano da soli...involontariamente...pensieri che spesso spuntavano nella mia testa durante le lezioni.


Dormire al liceo


Costruendo l'astronave
ho messo il germe adolescente
in un ricurvo angolo di mondo:

germogliate pazzi goniometri
figli di puttana!
Mentre la prof legge Breton
l'albero motore fa ballare le pareti
gonfie di vene verdi e blu

ed io l'ascolto
lì dal cesso sulla cupola
con vista caleidoscopica su una pista
di decollo di sogni
davvero molto umani.

mr.si
00venerdì 11 aprile 2008 18:16
scusate ragazzi ma per voi esserci vuol dire solamente stare? Oggi ho parlato con un inglese( per quel poco che riesco a masticare di English) e mi ha dato una rappresentazione cinetica, talmente vivida, di un posto che non aveva mai visto ma che ha voluto raccontarmi come proprio, perchè ne aveva sentito parlare, perchè l'ha sentito parlare.
Alla fine mi ha fatto una domanda: what is, if you, the part beg the question? Io non sapevo cosa rispondere e nel mio momento di silenzio lui rispose: nothing. Non aveva senso secondo lui mancare il punto o afferrarlo, lui l'aveva già preso nelle parole.
mr.si
00venerdì 11 aprile 2008 18:21
in den wiesen

Secondo me la più caratteristica costruzione sebbene anche questa sia prettamente un miscuglio tra arte islamica e sub-europea è senza dubbio un esempio di stile proprio.
Maggiofrancese
00venerdì 11 aprile 2008 18:42
Sì, si può fare...ma la cosa è molto soggettiva però. Ad alcuni riesce ad altri meno. Io se in un posto sono stato per davvero, l'ho sentito con tutti i miei sensi...poi quelle sensazioni le riesco a tramutare molto meglio in poesia...la poesia fatta con tutti e 5 i sensi mi riesce meglio.
el Perro "Paco"
00sabato 12 aprile 2008 18:10
a prescindere dal fatto che è sì una cosa soggettiva, il riuscire o esserci senza stare, credo non sia cosa buona e giusta scrivere qualcosa in base a qualche foto del luogo cercata su google e alle informazioni di wikipedia. potrei riuscirci, magari, con qualche artista che conosco meglio, o, meglio, che conosco davvero.

potrei informarmi seriamente su qualche libro..e allora ci metterei non poco. o potrei darvi una mano sulla forma. a tal proposito qualcuno conosce qualche autore arabo da consigliarmi? (onniscente nichilista?). non so, mi sembra una cosa sensata farmi un'idea su un tipo di scrittura distante dalla mia.

spero apprezziate il minimo di serietà che ci metto. saluti
Nichilista errante
00domenica 13 aprile 2008 23:20
Ecco in idea che potrebbe orientarci nella ricerca: ho composto questa poesia per la Chilenhouse di F Horger... ditemi che ne pensate

ecco il link

freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=7436452

ave

Nichilista errante
00domenica 13 aprile 2008 23:24
Ecco in idea che potrebbe orientarci nella ricerca: ho composto questa poesia per la Chilenhouse di F Horger... ditemi che ne pensate

el Perro "Paco"
00martedì 15 aprile 2008 20:31

Destrutturabilità dell’uomo (incastrare)
  


Incastrare

             sistenze

                  ntare di anDare oltre.

                                    nnatamente in là,

senza spezzare

                   monie, e quella metrica

                                                  oppo congenita

                                                                         nto all’uomo

quanto alla verità.

Questa è la sfida? 


Ma per l’uomo, vale la pena                           sfru

                                         scondere l’architettura

                                                                  ando

appena il foglio. Perché incastrato

                                            oricamente al suo ruolo:

                                                      ire alla natura,

                                                                  o

                                                                   n  ha più voce,

né struttura.


mr.si
00mercoledì 16 aprile 2008 09:03
chiedo chiarimenti a Leo. Non credo di aver capito come tu vuoi ristrutturare l'architettura lessicale della poesia. Ho visto la tua poesia e non la trovo aguzza come l'edificio, anzi trovo ogni punta smossa dal rientro diegetico del testo.

chiedo venia. Deve essere trasposizione strutturale o semantica o entrambe?
el Perro "Paco"
00mercoledì 16 aprile 2008 12:51
ecco vedi, mr sì ha le stesse perplesdsità che ti ho esposto di là in officina.

mr.si
00martedì 22 aprile 2008 12:26
caro leo, aspettiamo delucidazioni pragmatiche.
Voglio la forma delle tue idee, voglio l'architettura del pensiero. [SM=g8091]
Nichilista errante
00martedì 22 aprile 2008 15:02
Eccomi qui. Ho pensato molto a questo progetto e al suo rapporto con il lavoro del collettivo, e trovo che i tentennamenti davanti alla fusione fra le arti, nel rapporto fra forma e contenuto e sulla necessità di sperimentare sia frutto di un'ambiguità programmatica che và risolta... ma questo lo affido ad un'altro post. Per quanto riguarda la poesia in questione, vi sono più possibilità di affrontare il tema: possiamo rendere l'architettura attraverso l'impaginazione, attraverso la ricerca fonica e terminologica, attraverso la struttura del testo e i rapporti interni alle singole costruzioni (verso, strofa, paragrafo ecc)... la scelta di una o più opzioni dipende dal soggetto dell'architetto crucco che scegliamo, e da quanto vogliamo osare con questa prova. Io direi prima di tutto di accordarci sul soggetto da descrivere, e partire descrivendolo attraverso la semantica, quindi utilizzando un lessico architettonico all'interno dei nostri versi; una volta visti i risultati, vedremo se usare ulteriormente o fermarci. Che ne dite? ave

Nichilista errante
00domenica 4 maggio 2008 17:00
Eccomi qui ragazzi. Dopo tutta la discussione, che facciamo? intanto scegliamo un'architettura, io propongo la scelta più paradossale: la "Train station Uelzen". Mi spiego: la stazione dei treni ha a che fare col viaggio e il ritorno (non diversamente da quella sull'eroina), sul lasciarsi e il ritrovarsi, e nel contempo sulla fusione dei più diversi linguaggi fermi al crocevia delle destinazioni. Il lessico del viaggio immagino ci accomuni tutti, così come quello della fusione fra le diverse lingue. Ora a voi: siete d'accordo sul soggetto? ave

mr.si
00lunedì 5 maggio 2008 10:47
sono tornato dalle vacanze piacentine. Mi trovo d'accordo sul concetto proposto da Leo. Potrebbe essere una tematica arrangiabile sotto diversi punti di vista e allo stesso tempo fruibile a tutti.
el Perro "Paco"
00martedì 6 maggio 2008 20:07
Mentre aspetto brucia
il sigaro tra le labbra
che è treno in partenza
e luci di lontano.

I pendolari non hanno l’anima
ma sporcano le banchine,
il mosaico senza gusto
di colori, è la stazione
e il suo essere incrostata sopra un muro.
Cinghie dure e pistoni
sono le colonne
che reggono questo cielo rosa.

Corre inesorabile il nostro coraggio
senza tempo: il viaggio ci fa essere
animali, mozziconi sputati
dalle labbra dure delle gallerie.





qualche idea sviluppando una bella metafora di una poesia di Farfa.
se vi può essere utile prendete pure quello che volete.
mr.si
00giovedì 8 maggio 2008 10:47
io prendo quello che voglio ma tu devi restare a guardare la mia rapina. Se no che gruppo è [SM=g8119] [SM=g8091]

La tua revisione mi ha scalfito nell'ultima parte che è eccellente. Là si vede l'architettura della stazione che si immedesima nell'indviduo facendone costruzione. Direi da partire da quel postulato, un'azione concreta la tua complimenti... [SM=g8091]
el Perro "Paco"
00giovedì 8 maggio 2008 12:44
io resto a guardare e partecipo...basta che i tempi di reazione sono di un giorno due e non di una o due settimane...sennò sfuma l'ispirazione e la voglia di fare.

[SM=g8083] produciconsumacrepa-sbattitifatticrepa
mr.si
00giovedì 8 maggio 2008 19:10


Corre inesorabile ))))) 
                           nostro
                          coraggio  
                           senza
                           tempo
                   il viaggio ci fa essere 
                      animali, mozziconi
                          sputati 
                        dalle labbra
                        dure   delle
-----------------------gall-----erie--------------------------------- 




che ne dite della grafica
el Perro "Paco"
00venerdì 9 maggio 2008 12:23
non so...a me le grafiche strane non è che mi convincano mai troppo...fanno sembrare la poesia un po' una stronzata. qui in realtà però non è così marcata l'impaginazione non-consueta, quindi potrebbe anche andare. quel gallerie alla fine, però coi trattini...e quelle parentesi..

non mi convince ma non so come consigliare di fare. mi piacerebbe quindi sentire le altre voci del gruppo.

saluti
Nichilista errante
00domenica 11 maggio 2008 10:00
Mi piace la chiusa pachiana, e l'impaginazione di Ste mi sembra potente, specie le "gallerie" spezzate dai trattini. Per quanto riguarda il contenuto, io direi di spostarci dall'esistenziale al tribale, sfruttando quella vena di linguaggi sacri che s'intersecano tipica del cruccone. Un tribal post-moderno sul tema del viaggio, non sembra affascinante? appena mi viene qualcosa lo posto subito. ave



Nichilista errante
00domenica 11 maggio 2008 16:38
Ecco l'abbozzo che ho tirato fuori, privilegiando l'aspetto di commistione religiosa e linguistica dell'architettura del cruccone; a voi

POST EUROPE

Sono vecchie maschere i chador
cupole arabe che proteggono i binari
lanciati come frecce a colpire
Il sole,

in sala d’attesa dorme un turbante
turco come i capelli neri
di Madonne maori

e sotto la tabella delle partenza
benedice Siddharta, ceri accesi
e il ventre molle

di chi sa che partire
è sedersi ad aspettare
un carro d’acciaio ragliante
come un demone

e intanto fumare la speranza
che ogni colonna radichi
nel suo cemento

che Casa stia in valigia
fra le lacrime di chi resta
e la lingua senz’etimo
di chi attende.


=AlexMoteL=
00lunedì 12 maggio 2008 20:00
...ciulatevi questa [SM=g8075]


POST EUROPE

Sono vecchie maschere i chador
cupole arabe che proteggono i binari
lanciati come frecce a colpire
Il sole,

frusciano i numeri
dalla tabella delle partenze
vento
sui capelli neri che coprono il viso
in sala d’attesa, un manganello
ironico vuole la carta d’identità

perché mi hai svegliato?

Sono uno dei tuoi punti neri
non mi vedi
di fronte allo specchio?

L’acqua offerta
all’eroinomane sarà poi
ugualmente piscio

e tu abbassati il turbante sugli occhi
perché questa luce al neon
non si può spegnere

a lei basta un’impronta
digitale per non sapere un cazzo

il viaggio ci fa essere
animali, mozziconi
sputati
dalle labbra
dure delle
gallerie

qualcuno si sente parte del tutto
come un cero acceso
a benedire Siddharta

qualcuno sa di essere
il fumo di un carro d’acciaio
ragliante come un demone

ma ora soffochiamo i pensieri
e che la Casa
stia in valigia.
Morfea77
00martedì 13 maggio 2008 01:31
[ci sono eh...forse un pochetto fusa di mio ma non m'allontano dal gruppo]
Morfea77
00martedì 13 maggio 2008 11:16
[ho visto vergine degli spigoli su officina...è quella la stazione?]
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