Il secolo comincia rasoterra
 
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idea di lavoro per le anomalie di artuad

Ultimo Aggiornamento: 19/10/2007 13:32
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Post: 55
Città: ROMA
Età: 38
Sesso: Maschile
19/10/2007 13:32

sbranate, sgomberate, poetificate
La ragazza della stanza

Sedeva sul letto con le vene sdraiate sul cuscino, mentre le sue dita aprivano un’agenda dalla quale tirò fuori un nome, che la polvere aveva preso quasi interamente lasciando solo l’iniziale. Compose il numero che era rimasto leggibile o per lo più sembrava ormai tatuato a quella piccola iniziale, evasa dalla confusione. Il telefono sembrava un canale dove far scorrere tutte le parole che in una diversa circostanza non avrebbero avuto senso.

“Mamma, so che mi hai cercato, hai gettato tra le vie tutti i sassi che un Hansel avrebbe seguito, ma io non vivo nelle fiabe dove il dolore è una misera cosa, e per di più si trastulla nella felicità di essersi vissuto bene. Ho sempre voluto far di testa mia, prendere un giorno e passarci la notte nel mio letto caldo, prendere un momento ed appenderlo su un ago – lasciarlo infilato – lasciarlo intatto – qualcosa che tenesse un’indifferente compagnia.
Mi ascolti!!! Sembri assente, come se nell’invitarti nella mia confessione non riesca ad incolparmi, come se indietreggiando il respiro tu non riuscissi a trovarne uno nuovo per parlarmi”

Il silenzio scorava la sua bile invisibile nella stanza. L’orologio imprecava i secondi che tardavano a colpirlo. Le coperte strizzavano il sangue che nel cuscino s’aggrappava come un naufrago.

“ Dimmi il primo comandamento” la voce dall’altra parte si tesseva nel rame senza squittire. “ Io ti amo”. “Dio non ama. Sei tu che lo devi amare, non è detto che il sentimento possa essere quello che tu racchiudi in due parole”.

La ragazza era la stanza che le pareti non riuscivano a chiamare con sé, nonostante i loro sforzi si facessero nervosi. Non riusciva a sottrarre dalla sua logica svampita il senso di ciò che gli veniva detto. Tutto sembrava uscire dal suo orecchio circolare, che una forza centrifuga teneva sull’orlo senza penetrare.

Le lacrime picchiavano sul pavimento senza frantumarsi. Rimasero intatte le linee. Smussati gli angoli, mentre la foschia degli occhi albeggiava il notturno delle lampade

necroloquio
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